giovedì 22 novembre 2007

Ogni scarrafone è bell' a babbo soje...

Come da oggetto.

Ieri sera, tornato a casa, ho avuto una lieta sorpresa:

Ismaele (mio figlio, 5 anni a febbraio prossimo venturo, Ndr) ha passato la giornata a disegnare sulla sua lavagna magnetica e ad affinare l'estro artistico, evidentemente ereditario.

E si fotta chi non ha senso dell'umorismo. (quasi cit.)

ioComunque, dicevamo.

A richiesta, ha effettuato il mio ritratto. Da notare baffi e pizzetto attualmente in dotazione, il buco nero al posto della panza (una metafora !?!) e le gambe corte, tipiche della nostra famiglia.

Mi preoccupa un po'  la posizione,  piegato a 90°: è strano, visto che a casa non parlo mai della vita da impiegato!  Vabbè.

la mammaIn seconda battuta, ecco il ritratto sorridente di mamma  Sevda, con tanto di pancione a carico.

Si notino le gambe lunghe e i piedi gonfi, come da programma.

Infine, visto che non c'è due senza tre, il giovine Michelangelo del litorale Laziale, si è lanciato nella realizzazione di uno dei suoi soggetti preferiti al momenti: un dinosauro!

il terribile pterodattilo!E quindi.. Venghino, Siori, Venghino...

Ecco a voi, per la prima volta su questo blog e nello splendore del Technicolor...

...lo PTERODATTILO!

O più precisamente uno Pteranodonte, con cui di frequente si tende ad accomunarlo, appollaiato su un ramo pronto a balzare sulla preda.

Osservate la bocca spalancata a mostrare i denti, il caratteristico corno sulla sommità del capo, le ali spiegate con tanto di "manine" alle estremità.

Steven Spielberg e Michael Crichton sono avvertiti: se cercano un nuovo designer per il prossimo Jurassic Park, sanno dove cercare! ;)

lunedì 29 ottobre 2007

Photoshop: Reload!

Tutto è nato con una sfida lanciata dal compagno di cassate Alex2000 (ormai assurto al ruolo di mio guru informatico...per chi fosse interessato, fatevi un giro sul suo sito/blog: è una fucina di notizie utili!)...

All'inizio avevo pensato solo di fondere la foto col topone in 3D.
Ma per quanto potesse funzionare, ci sarebbe comunque stata troppa differenza fra il materiale cartoonesco e quello reale.

Così ho deciso di antropomorfizzare il faccione del topo.
Sostanzialmente ho preso pezzi del corpo e della faccia e li ho sovrapposti alla foto, cercando di ottenere più o meno la stessa buffa espressione.

Non so se Alex sarà contento del risultato.
Ma io sì.
E di questi tempi non è cosa da poco!


giovedì 25 ottobre 2007

Io, il tronfio...

E va bene.
La modestia non è mai stata il mio forte...che posso farci?
Ognuno ha i suoi difetti.

Ho visto domenica Rat-a-touille (o come diavolo si scrive) con mio figlio.
Tra l'altro, bellissimo andare al cinema di domenica mattina (alle 12.00 circa, nello specifico il Cinecitè di Parco Leonardo, vicino fiumicino): mente fresca, pancia piena, soglia d'attenzione massima, biglietto ridotto per tutti (che non guasta mai).
E meno male.
Ci ho portato mio figlio, e stavolta la Pixar ha esagerato.
Con la lunghezza, intendo.
Sono quasi 2 ore di film, e per un bimbo di quasi 5 anni non è il massimo.

Comunque ha funzionato.

Il film è veramente un gioiellino.
Brad Bird si conferma il mio regista feticcio di film di Animazione.
Dopo Il gigante di ferro (secondo me il miglior film per ragazzi di sempre) e Gli Incredibili, un altro capolavoro.
E' tutto fatto bene, dalla sceneggiatura (che avrebbe funzionato anche in un film con attori veri) alle scenografie, i paesaggi. Tutto.
Quindi, andate a vederlo se ne avete la possibilità.

Ora direte "E che c'entra la modestia?"
Presto fatto.
L'entusiasmo per il film mi ha talmente contagiato che tornato a casa ho preso mouse e tastiera e mi sono lanciato in qualche fotoscioppata selvaggia.

Qui sotto i risultati.

Ora.
Che voi conosciate le vittime della burla, non ha importanza.
Vi basti solo sapere che sono loro, fatti e finiti.

Se proprio volete togliervi la proverbiale sete con il prosciutto, fate una capatina sul forum di mattacchioni del CAS, che frequento assieme a questi loschi figuri.

Ok, adesso sapete la ragione della mia immodestia spudorata.

Torno a darmi pacche sulle spalle, che se non ci penso io...

sabato 20 ottobre 2007

Agli uomini piacciono le bionde...

...ma sposano le brune (i vecchi adagi non sbagliano mai... beh, per lo meno non con me)!

Sinceramente non sono mai stato mai uno che ha sbavato per le donnine dei fumetti.

Intendiamoci.
Mi piacevano e mi piacciono tutt'ora.
Così come mi piace quando capita di disegnare una figura femminile sinuosa e affascinante.

Ho letto addirittura di gente a cui scatta la "libido" nel disegnare le proprie donnette discinte.
Beh, a me non è mai capitato. Giuro.

Insensibilità? Forse.
O forse (anzi, sicuramente) non sono capace di disegnarle.
Personalmente sono più propenso a pensare che si tratti di pragmatismo erotico: sono stato sempre più un tipo da Playmen o Le Ore (rigorosamente infilato sotto la lavatrice!), piuttosto che da La Poliziotta o Il Tromba.

Una delle poche eccezioni in questo senso è stata La Bionda di Francesco Saudelli, ladra ed eroina del bondage italiano a fumetti.
Saranno i seni strabordanti o le giunoniche forme delle protagoniste strizzate in risicati vestiti, mi credete se vi dico che la tentazione di portare un volume di Saudelli in bagno al posto, che sò, di un romanzo di Paul Auster è sempre stata grande!?!
Quale che sia la vostra risposta, fate bene!

Tornando a noi.
Nel periodo in cui feci queste vignette, usciva per la Granata Press (sfortunata pioniera di parecchie iniziative editoriali dell'epoca) un seriale in formato Alan Ford (quindi 1 o 2 vignette a pagina, formato pocket/tascabile) e forte della regola "tira più un pelo di...", pensai di fare una prova da portare in giro per le fiere.
Non fu facile, e qui e là è facile scorgere correzioni con pecette o bianchetto.
La serie comunque chiuse dopo poco più di dieci numeri (disegnati divinamente nonostante la fretta) che ovviamente custodisco gelosamente.
No, non sotto la lavatrice!

giovedì 11 ottobre 2007

Ci chiamavano Bulldozer...

C'è stato un periodo in cui con Carlo Chericoni le abbiamo veramente provate tutte per sfondare.

E a volte penso che è stato veramente per un soffio che la nostra (o quanto meno la mia) vita non è stata baciata dal successo (parlo di fama ovviamente: le soddissfazioni sono un'altra cosa).

Merito suo.
Nel bene e nel male.
Nonostante tutti i difetti che gli ho attribuito negli anni (e in cui credo in parte si riconosca), è stato sempre chiaro chi di noi due avesse una visione commerciale più chiara.

Sia come sia, grazie a lui approdammo alla Smile Production di Carlo Pedersoli.

Sotto la supervisione di tale Cristian Zauli (me lo ricordo ancora!) cominciammo a sviluppare le basi per un videogioco basato sulle imprese del sempreverde Bud Spencer.

L'idea era quella di unire l'abilità di modellatore 3D di Roberto Campus (allora recente scoperta di Carlo) per i fondali con la mia predisposizione cartoonesca e tirare fuori qualcosa sulla falsariga di quello che sarebbe stato anni dopo Monkey Island 3 (avevi ragione, Carlo: siamo nati in anticipo!).

Giuro che ci ho sputato sangue su questo progetto.
Ci tenevo veramente a fare qualcosa con la Smile.
Bud Spencer è un mito per tutti quelli della mia generazione.

Il progetto, almeno all'inizio, doveva chiamarsi "Agenzia Bud".
Avrebbe narrato le vicende dell'investigatore Bud Spencer (ruolo che all'epoca rivestiva spesso nei suoi telefilm ambiantati negli USA) affiancato dalla segretaria Lisa (che nelle mie iniziali intenzioni doveva esere un personaggio anni '60, un po' come la Daphne Blake di Scooby Doo) e dalla tipica sidekick, un teenager ispanico di nome Paco.

L'idea fu accolta abbastanza bene, inizialmente.

Poi cominciò, lento ed inesorabile, il bagno di sangue.

Il vero problema (secondo me) era che mentre noi avevamo abbastanza chiara la direzione che volevamo far prendere al progetto (caratterizzazione cartoon anche in vista di probabile merchandising e/o serie televisiva, storie avventurose in puro stile Piedone lo Sbirro, etc.) alla Smile entrarono nel pallone.

E fammelo più giovane. No, troppo giovane. Alza quel naso. No, troppo lungo. Mettigli una giacca. No. troppo elegante. Fallo più cartoon. No, troppo ridicolo. Realistico sì, ma non troppo.

E così via.

Il tutto si ripeteva (ovviamente) per ogni personaggio.

I risultati furono a dir poco devastanti.

Si passava dal surreale "professore universitario" giovane, aitante e possente, al simpatico gigante buono (un po' bolso) ma all'occorrenza picchiatore.

Quello che era cominciato come una cosa che avrei voluto fare ad ogni costo, stava diventando un incubo da cui cercare di uscire cercando di farsi male il meno possibile.
E giuro, ci ho provato: compromesso divenne il mio secondo nome.

Alla fine credo che qualcosa di valido venne pure fuori.
Ma che fatica!

Poi, improvvisamente (probabilmente su richiesta diretta di Pedersoli Junior e Senior), si decise lo stile avrebbe dovuto essere realistico al massimo, e che le trame avrebbero dovuto ricalcare quelle della serie TV americana che stava per partire (Noi siamo angeli).

Fu la fine del sogno, almeno per me.

Con queste linee guida, il massimo che riuscii a tirar fuori furono delle mere scopiazzature dalle foto di scena.

Magari anche somiglianti.
Ma eravamo partiti per fare un videogioco, o un fumetto, o un cartone, e ci ritrovavamo a lavorare su una sorta di fotoromanzo interattivo!

Personalmente, questi furono i modelli che diedero più soddisfazione:









Chiaramente furono subito cassati.
Pazienza.

In tutto questo, c'è da aggiungere che il continuo delegare tutta la parte di rapporti coi "clienti" a Carlo, cominciava a starmi stretta.

Volevo essere più presente nelle fasi in cui si presentava l'idea a qualcuno.
Volevo cominciare ad avere peso in decisioni che potevano cambiare il mio futuro.

Non che Carlo me lo avesse mai impedito.
Ma neppure me lo ha mai proposto.
Come è noto, due galli in un pollaio stanno stretti, e prima o poi si "beccano".
Noi per fortuna o per scelta non ci beccammo.
Semplicemente prendemmo strade diverse.
E forse fu un bene per entrambi.

Fine.

Ah.
Dimenticavo.
Il gioco poi si fece.
Credo che uscì in edicola.
L'animazione, alla fine, fu affidata oltre che a Roberto Campus, ad una signora giapponese nota nel campo dell'animazione a Roma.
Il personaggio da quel che ricordo era molto, forse troppo, simile alla
mia versione realistica.
Praticamente venne aggiunto solo il saio da frate come sul film.
Mah.


PS
Per Carlo:
E' ovvio che in quanto pubblicato su un blog personale, quanto sopra resta una visione assolutamente soggettiva e parziale dei fatti.
Quindi, se leggi il post, sentiti libero di correggere, contraddire o ampliare la storia.

venerdì 5 ottobre 2007

E' qui la festa?

Tempo di celebrazioni.

Sono sicuramente in ritardo, ma se non erro ricorre (o è ricorso in questi giorni) in questi giorni l'anniversario di matrimonio di Lorenzo Bartoli.

Me lo ricordo per un paio di motivi.
Primo, c'ero.
Secondo, mi sposai pochi giorni dopo.

Ricordo anche che Paolo "Ottokin" Campana fece un bellissimo invito per il matrimonio di Lorenzo.

E anche io nel mio piccolo diedi il mio contributo.
Difatti, per non fare la "solita" bomboniera, a Lollo venne in mente di "confezionare" all'uopo un racconto da allegare ai confetti, e al sottoscritto fu commissionata la cover.

Il racconto è dedicato a Greta, unica erede dell'immenso patrimonio (umano) della famiglia Bartoli! Il protagonista, un robot antropomorfo di nome Johnny Gold.
Sopra vedete lo schizzo della cover, sotto la versione definitiva.

Auguri a Lollo, Tiziana e Greta!

sabato 29 settembre 2007

Correva l'anno 2099...

Tentar non nuoce, recita l'antico adagio.
E alla Marvel non se lo fecero ripetere due volte.

Era imperativo, in quegli anni, aggiornare i vecchi eroi, così naque il Marvel Universe2009.

Personalmente non la trovai una pessima idea.
Voglio dire.
Parliamo pur sempre di fumetto popolare, non di graphic novel.

Molte delle soluzioni adottate, ad esempio, per SpiderMan 2099 sono poi state riprese sia dal film che dai fumetti della serie regolare(la ragnatela "organica", i "mini-artigli" per arrampicarsi sui muri...) e a loro volta si rifacevano ad un classico del cinema horror come La Mosca di David Cronenberg.

Le prime testate ad uscire furono Ravage2099 (super "spazzino" ecologista di Stan lee!?!) il Punitore2099, il citato Spiderman2099 e Doom2099. Queste ultime due, in particolar modo, furono secondo me ottime per gran parte della loro pubblicazione. Soprattutto l'arco narrativo "One Nation Under Doom" su Doom2099.

Pessimi furono, per me, Gli Xmen2099, noiosi da morire.

Non malissimo Hulk2099, X-Nation2099 (anche per merito dell'allora astro nascente Humberto Ramos) e i Fantastici Quattro2099, che arrivarono però troppo tardi per salvare l'universo...2099.

Peccato.
Una buona occasione sprecata.

Questo fu il mio omaggio al nuovo universo.

sabato 22 settembre 2007

La testa in fiamme...

Non la mia, ovviamente.
Grazie al cielo, mai sofferto di emicrania.

Mai stato anche un grande fan di Ghost Rider (a proposito, è uscito il DVD del film con Nicholas Cage e pare stia andando bene, almeno come vendite...qualcuno lo ha visto?).

Però quando uscì la versione di Texeira, non potei esimermi dall'acquisto.
Certo, il tratto suo "sporco" è quanto di più lontano possa esserci dalle mie corde. Il che non significa però che mi possa piacere.

A livello di trama, invece, mi piacque molto più la versione cyberpunk del Marvel2099 Universe. Anche i disegni di Bachalo erano di grande livello. In seguito mi pare passò nelle mani dell'altrettanto valido Ashley Wood.

Pensai a questa come una prima pagina di una storia, utilizzando eventualmente lo spazio a destra per titolo e didascalie.

lunedì 17 settembre 2007

Passata è la tempesta...

Ho preferito aspettare qualche giorno prima di postare questa.

A scanso di equivoci.
Un po' perchè non mi andava di passare per un paraculo.
Un po' perchè ho letto da poco la storia di Spiderman relativa all'11 settembre.
Non mi è piaciuta, ma è disegnata da dio.
O per lo meno in uno dei suoi rappresentanti armati di talento: John Romita Jr.

Questo disegno lo feci più o meno un anno dopo, come regalo per il compleanno di un amico e collega, spider fan e americanista da sempre.

Ovvio, qui lo schieramento politico è ininfluente.

E' stato un massacro di gente innocente.
Punto.

Lo feci in cucina il giorno prima della festa, quindi i fondali son quello che sono.
Non mi pare di ravvisare particolari influenze da un autore nello specifico, a parte forse il costume un po' più vicino a quello del film (le scaglie blu, per intenderci).
E poi, credo a tutt'oggi sia una delle mie rare incursioni nel mondo del ragno.
Almeno è stato per una buona causa.

sabato 15 settembre 2007

L'alto costo della vita.

Nichilista io?
Nahhhh.
Tutt'altro.

Però ho subito fin da subito il fascino della Morte made in Gaiman.
Soprattutto della versione ne L'alto costo della vita.
E' stato amore a prima vista.
Saranno stati i disegni di Chris Bachalo, o i testi del vate inglese.

Se dovessi psicanalizzarmi direi che più di tutto fu una somiglianza che ravvisai con la Winona Ryder di Schegge di Follia (Heathers, in originale. Se lo trovate, non fatevelo sfuggire: è una deliziosa black comedy) o di Sirene (Mermaids), dove recitava accanto ad un'altra mia attrice-feticcio, Christina Ricci.

Fatto sta.
Ne feci questa lugubre illustrazione che, pur non mantenendo forse lo spirito datole dall'autore di Sandman, a me piace ancora molto.

venerdì 14 settembre 2007

Sono il migliore in quello che faccio...

...ma quello che faccio a volte fa ridere.

Anche io ho sempre subito il fascine del personaggio di Wolverine.

Ormai quello del super eroe "dark" è uno stereotipo ma allora (metà anni '90, immagino) c'erano solo lui e Batman a tenere alto il vessillo.

E poi trovavo che lo stile "pseudo milleriano" ben si adattasse ad un personaggio come Logan, di cui purtroppo oggi sappiamo tutto.

Pure troppo, a mio modesto parere.

Credo di aver fatto questa illustrazione poco dopo la pubblicazione italiana della miniserie Weapon X, di Barry Windsor Smith. E ovviamente dopo Sin City di Miller.

In effetti, questo credo sia il primo esperimento fatto usando il chiaroscuro milleriano.

E per certi versi, neppure il peggiore.

Intendiamoci, ci sono cose di cui vado più fiero, ma devo dire che secondo me questa immagine ha nella sua nitida rozzezza una certa forza.

E poi, anche il comics code l'avrebbe dovuta passare ;)



mercoledì 29 agosto 2007

Benvenuti a Cartoonia!

Batman è il mio profeta, e Bruce Timm il suo pastore.

Fin da quando vidi i primi schizzi per la serie animata di questo giovane cartoonist americano, capii di avere di fronte la mia musa ispiratrice.

Sintesi, bilanciamento del bianco e nero o dei colori, proporzioni anatomiche, plasticità e grazia, richiamo ai classici (Jack Kirby su tutti).

Timm ha tutto quello che piacerebbe avere.
Come disegnatore, intendo.

Quando la Play Press prese a pubblicare Batman Adventures (che non era ovviamente disegnato solo da lui, ma da un'armata di altrettanto bravissimi emuli) fu una manna per me.

Anche perchè il materiale originale, per questo tipo di fumetti (considerati, se possibile, ancora più da bimbi degli altri), è veramente (o lo era) difficile da procurarsi.
Fu utile in gran parte il vecchio Infinity Shop di Gianni Tarquini (finchè non si trasformò in Forbidden Planet, struttura decisamente più attenta al guadagno che ai rapporti umani, almeno per quel che mi riguarda). Poi anche lui cominciò a far cilecca con la consegna del materiale batmaniano cartoonesco (e non solo).
Pazienza.

In parte cominciai a rimediare da me, grazie anche all'improvvisa esplosione di eBay.

Nel frattempo, anche le versioni adulte di Batman e Superman, però, si adeguavano ai tempi moderni, così feci qualche prova di new-look/toon-style.


Martian Manhunter mi ha sempre affascinato, nonostante il look retrò, quindi pensai bene di affiancarlo all'uomo pipistrello in una tavola di prova.

Non è una vera e propria clonazione del Timm-Style.

Piuttosto una ispirazione.

Poi ecco uscire dal cilindro prima un Supes "Blu" (anche se in b/n) di recente memoria (o forse molti hanno preferito rimuoverlo), con un costume il cui unico difetto -per come la vedo io- era quello di voler rimpiazzare un'icona mondiale.

Infine, una volta tanto, mi sono dedicato a qualcosa di più delicato: una Wonder Woman (sempre molto classica nella sua uniforme, a parte forse per il simbolo della donna nel nome).

martedì 28 agosto 2007

Indiani, Dinosauri e Visigoti.

Sarò strano, ma a me la maggior parte dei fumetti della Valiant piacevano.

La Play Press ha tanti difetti (ad esempio: cambiano nome con la stessa facilità con cui Paris Hilton guida senza patente e ora sono diventati Play Media), ma non si può dire che negli anni '90 non sia stata una delle case editrici che più si è messa in gioco.

Certo, non sempre la fortuna gli ha arriso, vuoi per sfortuna, vuoi per imperizia e vuoi per l'evidente avidità che traspariva da alcune operazioni biecamente commerciali (non che sia necessariamente un male per una società privata che deve avere il suo profitto).

Diciamolo francamente.
Quello che realmente mancava (e forse manca ancora) alla Play era il rapporto con il lettore che Marco Marcello Lupoi (e i suoi diretti discendenti) è invece riuscito a creare alla Star Comics prima e alla Marvel Italia/Panini Comics dopo.

-Parere personale-
Questo probabilmente fu lo stesso problema che ebbe la Valiant.
Una casa editrice nata da un Editor in Chief dispotico e "fo'tuttoio" in fuga dalla Marvel.
E che di questo individuo fu la diretta emanazione cartacea, più o meno come la Play lo è stata della famiglia Ferri (nel bene e nel male).
-Fine parere personale-

Fatto sta che, sempre a livello puramente soggettivo, ritengo alcune delle serie prodotte dalla Valiant tra le più interessanti che mi sia capitato di leggere in quello scampolo di secolo.

Sto parlando di roba come XO Man-o-War (memorabile il n.o, credo, disegnato da Joe Quesada e poi da Bart Sears), Solar Man of The Atom (ogni tanto vado ancora a rileggermi il preludio alla serie regolare di Barry Windsor Smith: stupendo!), Turok nonostante i disegni di qualità altalenante, il musicale Shadowman ma soprattutto Archer & Armstrong e Dr. Mirage, due veri gioiellini made in BWS e Bernard Chang!

Con l'acquisizione della Valiant da parte della Acclaim Entertainment (all'epoca un glorioso produttore di videogames, oggi solo un brand) tutto finì in pochi mesi.
A dimostrazione che rompere il giocattolo è di una facilità inversamente proporzionale al tempo che c'è voluto a costruirlo.

Che dire.
Avessi tempo, soldi e spazio, mi comprerei tutta la collezione completa delle uscite Valiant.
A volte è bello sognare ancora.

COWABUNGA!

Lo ammetto.

Ho sempre amato le Tartarughe Ninja.
Ovviamente ho adorato anche il merchandising relativo.
E non ero proprio quello che si potrebbe definire un teenager quando sbarcarono in Italia, verso la fine degli anni '80.

In particolar modo mi ha attirato la versione (che ovviamente ho conosciuto in seguito) fumettosa primigenia di Kevin Eastman e Peter Laird (gli autori originali), quella sporca, underground.

Mi piace il semplice concetto che c'è alla base.

Di fatto, non è importante perchè 4 tartarughine d'acqua siano diventate antropomorfe, nè perchè sappiano manipolare abilmente nunchuck o sai e shuriken.
O perchè il loro mentore sia un ratto tremendamente simile a Yoda. E che vivano nelle fogne, è un dato puramente accessorio.

L'importante è che ci siano 4 eroi.
Per di più ninja!
Stereotipati a piacere, ma che sappiano menare le mani con dei cattivi...chiaramente cattivi, senza sfumatore...
Il resto è fuffa.

Era chiaramente l'epoca di Sin City: potevo esimermi dal "millerizzare" le mie tartarughe preferite? ;)



PS
Non so quanto ci sia di vero nella leggenda che le vede nascere su una tovaglietta di carta di un diner's, ma mi piace pensare che lo sia.

lunedì 27 agosto 2007

La Fenice risorge dalle ceneri...












...ma non sempre.
E per fortuna, aggiungerei.

La Fenix Srl (o BBD Press, mi pare) fu uno specchietto per le allodole per parecchi aspiranti fumettari romani.

Era l'era dei "bonelliani", che cercavano di spartirsi le poche briciole disponibili lasciate da Dylan Dog e soci.

Tra le tante collane presentate dalla Fenix, meritano di essere citate:
  1. Dark Side, non fosse altro per il fatto che la serie era di Roberto Recchioni e Leomacs, attualmente nel gotha dei professionisti ed entrati a pieno titolo nella scuderia Bonelli, e per la presenza nel cast di Pietro Battaglia, unico personaggio sopravvissuto anche in seguito alla chiusura della casa editrice.
  2. Dick Drago (più tardi Dick Demon, se non erro), più noto forse come il più brutto fumetto mai pubblicato nella storia dell'editoria italiana del dopoguerra e non solo.
Comunque.
La Fenix pareva essere destinata a dun glorioso futuro.
Almeno così appariva a noi giovani speranzosi, che all'epoca non ci chiedevamo come arrivare a fine mese (con l'eccezione forse di Leomacs): a quello e ad altri insignificanti dettagli ci pensava la famigghia.

E quindi anche io mi presentai, bel bello, con la mia cartellina e relativo portfolio.

Ora.
Che io sia presuntuoso è cosa nota.
Che non sia l'erede naturale di Jack Kirby, pure.
Però, cribbio, pensare che queste (come altre, di altri) tavole furono rifiutate per pubblicare roba come Dick Drago brucia parecchio ancora oggi.

Alla fine la Fenix si rivelò la bufala che tutti avremmo dovuto vedere subito.
Rimane il loro merito nell'aver "scoperto" Roberto e Leomacs.
Forse non è cosa da poco ;)

venerdì 24 agosto 2007

Sogni D'oro

Ultimo upload, prima di andare a nanna.

E quale miglior soggetto se non un Sandman (datato 1994), Morfeo o comunque vogliate chiamarlo?

Non sono mai stato un appassionato di fumetti "intellettuali".

Ma il Sandman di Neil Gaiman va oltre.
E' letteratura.
E nonostante lo spessore, è letteratura fruibile da tutti a più livelli. Non male, per un fumetto, no?

Soprattutto, ha avuto una fine (peraltro secondo me gloriosa), come tutte le cose belle.

Come scrisse Alan Moore nella prefazione a "Il Ritorno del Cavaliere Oscuro" di Frank Miller:
"Tutte le nostre antiche e migliori leggende riconoscono che il tempo passa e che la gente cresce e muore.
La leggenda di Robin Hood non sarebbe completa senza l'ultima freccia lanciata alla cieca per determinare il luogo della sua sepoltura..."

Sandman fini col numero 75. Finì, non chiuse, sia ben chiaro.
Gaiman lo abbia in gloria.
Amen.

E buona notte!

E' sparita l'immagine...devo capire perchè :(

Risolto, pare :)

Sono fra noi...

Stavolta una data c'è.
2000.
Ora non chiedetemi il mese o il giorno.

So solo che una sera conobbi a casa di amici una coppia (lei mi pare si chiamasse Alba qualcosa), che aveva da poco messo su un sito web dedicato all'horror, in tutte le sue forme.

Quindi libri, film, fumetti e quant'altro.

Avevano bisogno di una illustrazione per un volantino pubblicitario da distribuire in giro, così, tra il lusco ed il brusco preparai questa.

Se non sbaglio ne feci anche una versione colorata con Photoshop. Ma chissà dov'è finita.

Che dire: gli elementi classici c'erano sono tutti!

A me piace ancora oggi.

"il Dottor Banner, suppongo..."

Pieni anni '90.
Ormai Frank Miller si era impadronito di me (come di una moltitudine di altri disegnatori ed aspiranti tali).

Purtroppo ero ancora influenzato da una miriade di disegnatorialtrettanto talentuosi e da quel poco di stile personale che ho/avevo, quindi il risultato è quello che è.
Senza infamia e senza lode.

In uno dei tanti deliri di onnipotenza giovanile, vaneggiai di questa improbabile re-interpretazione della prima apparizione di Wolverine, nonchè del primo incontro con un esageratissimo ed ipertrofico Hulk.

Un paio di note.
1) I fondali: pigrizia allo stato puro!

2) All'epoca della prima apparizione di Wolverine, le linee di velocità probabilmente non erano state ancora scoperte!

3) Forse a colori renderebbe meglio.

4) Hulk mi è venuto benissimo...e si fotta la modestia (che per altro frequento ancora meno della costanza) :P

Tu is megl che uan...

Ovvero, una tra le varie collaborazioni artistiche.

Quella volta si trattava di "aiutare" ("Ormai è più bravo di me...", Cfr Stephen King) un amico, Cristiano Cucina, a rendere meno "oscure" le tavole di questa sua storia per l'Eura Editoriale (dove hanno una nota idiosincrasia per troppo scuro e una vera passione per la linea chiara), credo su testi del deus ex machina Lorenzo Bartoli.

Impresa non facile, visto che all'epoca Cristiano era in piena adorazione di Travis Charest.

Da una parte, capivo i dubbi dell'Eura, dall'altra non trovavo giusto snaturare troppo lo stile che Cristiano aveva all'epoca, così cercai di mediare.

Per tranquillizzare entrambi, inchiostrai su carta velina, così da avere comunque a disposizione le matite originali.

Il risultato, qui sotto (a sinistra la matita di cristiano, a destra le mie chine).

























Last Minute info:

La storia fu poi pubblicata con chine di Cristiano Cucina.
Titolo: "Senza memoria"
Testi: Roberto Dal Prà.

Divinità e Cavalieri

Un omaggio alle creazioni del Dinamico Duo Bartoli/Domestici.

All'epoca credo volessero cercare di non fossilizzarsi solo su Arthur King e sfornavano spesso "Numeri 0" di altri personaggi (ricordo "Millennio" con Alessandro Di Paolo, ad esempio).

In questo specifico caso, Lollo Bartoli tirò fuori dal cilindro una delle trame a lui più care, quella legata al mondo dei sogni e dei sognatori e venne vuori questo Deis.

Io all'epoca ero molto preso dal b/n "duro e puro" di milleriana memoria (o anche alla Kelley Jones, sperando che entrambi non vengano presi da conati di vomito).

Ovvio, c'erano parecchie magagne (come il fatto di non staccare bene i personaggi dal fondo, ad esempio) ma tutto sommato non ritengo fosse da buttare nel cestino.

mercoledì 22 agosto 2007

Il Ritorno del Re

Correva l'anno...

Mannaggia a me e a la pessima abitudine di non datare tavole e illustrazioni.
Vabbè.
Quello che sia. Sicuramente un lasso temporale fra il 1992 e il 1999.
Fatto sta che cominciavo a cercare di muovermi nel mondo dell'editoria a fumetti in maniera indipendente.

Indipendente nel senso che fino ad allora ci eravamo sempre presentati in due: io e Carlo Chericoni (attuale editor (?) della Play Press).

All'epoca non ci eravamo ancora persi di vista, ma cominciavano a farsi sentire le diverse vedute su cosa fare nella vita. E probabilmente c'era anche la curiosità e la necessita di provare a farcela da solo. Per troppo tempo infatti (ma solo per colpa/pigrizia mia) avevo delegato a Carlo le mie "relazioni pubbliche" con gli editori.

Alla fiera di Lucca, dove ci crogiolavamo col "micro" successo della nostra fanzine (o meglio, com-zine) Buona la Prima, incontrammo Lorenzo "Lollo" Bartoli e Andrea Domestici che presentavano il loro Arthur King.
Lollo mi regalò il numero zero, con dedica "Sperando di lavorare assieme un giorno" o qualcosa del genere. Noi lasciammo una copia della fanzine e finì così.

In realtà avevamo già lavorato per loro (ovviamentecon mansioni diverse), per la testata Tiramolla della Comic Art. Io personalmente ero rimasto favorevolmente impressionato da Lollo, sia come persona che come professionista.
Con Andrea, invece, non ci siamo mai troppo presi.
Pazienza: non si può essere simpatici a tutti (ed è tanto più vero quando si parla del sottoscritto).

Pubblicate un paio di storie, Tiramolla chiuse.
E anche con loro ci si perse di vista.
Nel frattempo mi capitò di leggere altri numeri di AK di Bartoli&Domestici, sempre molto interessanti. La "distanza" con le cose che facevamo con Carlo era abissale (Carlo è una fucina d'idee, ma col senno di poi, forse non aveva il fuoco sacro della scrittura).
Mi sarebbe piaciuto lavorare su qualcosa scritto da Lorenzo.

Scoprii che frequentavamo la stessa fumetteria, Infinity Shop (ora Forbidden Planet) di Gianni Tarquini.
Così un giorno, memore della dedica, gli lasciai un messaggio al negozio.
Lui mi chiamò, e il resto, come si suol dire è storia.

Non lavorai mai per AK, molto probabilmente per quella incompatibilità che esiste fra me e Andrea (era lui a scegliere i disegnatori).
Però Divenni amico di Lorenzo.
Alla fine dei conti, direi che ci ho comunque guadagnato.

Di quell'esperienza restano solo queste tavole, mai pubblicate.