mercoledì 29 agosto 2007

Benvenuti a Cartoonia!

Batman è il mio profeta, e Bruce Timm il suo pastore.

Fin da quando vidi i primi schizzi per la serie animata di questo giovane cartoonist americano, capii di avere di fronte la mia musa ispiratrice.

Sintesi, bilanciamento del bianco e nero o dei colori, proporzioni anatomiche, plasticità e grazia, richiamo ai classici (Jack Kirby su tutti).

Timm ha tutto quello che piacerebbe avere.
Come disegnatore, intendo.

Quando la Play Press prese a pubblicare Batman Adventures (che non era ovviamente disegnato solo da lui, ma da un'armata di altrettanto bravissimi emuli) fu una manna per me.

Anche perchè il materiale originale, per questo tipo di fumetti (considerati, se possibile, ancora più da bimbi degli altri), è veramente (o lo era) difficile da procurarsi.
Fu utile in gran parte il vecchio Infinity Shop di Gianni Tarquini (finchè non si trasformò in Forbidden Planet, struttura decisamente più attenta al guadagno che ai rapporti umani, almeno per quel che mi riguarda). Poi anche lui cominciò a far cilecca con la consegna del materiale batmaniano cartoonesco (e non solo).
Pazienza.

In parte cominciai a rimediare da me, grazie anche all'improvvisa esplosione di eBay.

Nel frattempo, anche le versioni adulte di Batman e Superman, però, si adeguavano ai tempi moderni, così feci qualche prova di new-look/toon-style.


Martian Manhunter mi ha sempre affascinato, nonostante il look retrò, quindi pensai bene di affiancarlo all'uomo pipistrello in una tavola di prova.

Non è una vera e propria clonazione del Timm-Style.

Piuttosto una ispirazione.

Poi ecco uscire dal cilindro prima un Supes "Blu" (anche se in b/n) di recente memoria (o forse molti hanno preferito rimuoverlo), con un costume il cui unico difetto -per come la vedo io- era quello di voler rimpiazzare un'icona mondiale.

Infine, una volta tanto, mi sono dedicato a qualcosa di più delicato: una Wonder Woman (sempre molto classica nella sua uniforme, a parte forse per il simbolo della donna nel nome).

martedì 28 agosto 2007

Indiani, Dinosauri e Visigoti.

Sarò strano, ma a me la maggior parte dei fumetti della Valiant piacevano.

La Play Press ha tanti difetti (ad esempio: cambiano nome con la stessa facilità con cui Paris Hilton guida senza patente e ora sono diventati Play Media), ma non si può dire che negli anni '90 non sia stata una delle case editrici che più si è messa in gioco.

Certo, non sempre la fortuna gli ha arriso, vuoi per sfortuna, vuoi per imperizia e vuoi per l'evidente avidità che traspariva da alcune operazioni biecamente commerciali (non che sia necessariamente un male per una società privata che deve avere il suo profitto).

Diciamolo francamente.
Quello che realmente mancava (e forse manca ancora) alla Play era il rapporto con il lettore che Marco Marcello Lupoi (e i suoi diretti discendenti) è invece riuscito a creare alla Star Comics prima e alla Marvel Italia/Panini Comics dopo.

-Parere personale-
Questo probabilmente fu lo stesso problema che ebbe la Valiant.
Una casa editrice nata da un Editor in Chief dispotico e "fo'tuttoio" in fuga dalla Marvel.
E che di questo individuo fu la diretta emanazione cartacea, più o meno come la Play lo è stata della famiglia Ferri (nel bene e nel male).
-Fine parere personale-

Fatto sta che, sempre a livello puramente soggettivo, ritengo alcune delle serie prodotte dalla Valiant tra le più interessanti che mi sia capitato di leggere in quello scampolo di secolo.

Sto parlando di roba come XO Man-o-War (memorabile il n.o, credo, disegnato da Joe Quesada e poi da Bart Sears), Solar Man of The Atom (ogni tanto vado ancora a rileggermi il preludio alla serie regolare di Barry Windsor Smith: stupendo!), Turok nonostante i disegni di qualità altalenante, il musicale Shadowman ma soprattutto Archer & Armstrong e Dr. Mirage, due veri gioiellini made in BWS e Bernard Chang!

Con l'acquisizione della Valiant da parte della Acclaim Entertainment (all'epoca un glorioso produttore di videogames, oggi solo un brand) tutto finì in pochi mesi.
A dimostrazione che rompere il giocattolo è di una facilità inversamente proporzionale al tempo che c'è voluto a costruirlo.

Che dire.
Avessi tempo, soldi e spazio, mi comprerei tutta la collezione completa delle uscite Valiant.
A volte è bello sognare ancora.

COWABUNGA!

Lo ammetto.

Ho sempre amato le Tartarughe Ninja.
Ovviamente ho adorato anche il merchandising relativo.
E non ero proprio quello che si potrebbe definire un teenager quando sbarcarono in Italia, verso la fine degli anni '80.

In particolar modo mi ha attirato la versione (che ovviamente ho conosciuto in seguito) fumettosa primigenia di Kevin Eastman e Peter Laird (gli autori originali), quella sporca, underground.

Mi piace il semplice concetto che c'è alla base.

Di fatto, non è importante perchè 4 tartarughine d'acqua siano diventate antropomorfe, nè perchè sappiano manipolare abilmente nunchuck o sai e shuriken.
O perchè il loro mentore sia un ratto tremendamente simile a Yoda. E che vivano nelle fogne, è un dato puramente accessorio.

L'importante è che ci siano 4 eroi.
Per di più ninja!
Stereotipati a piacere, ma che sappiano menare le mani con dei cattivi...chiaramente cattivi, senza sfumatore...
Il resto è fuffa.

Era chiaramente l'epoca di Sin City: potevo esimermi dal "millerizzare" le mie tartarughe preferite? ;)



PS
Non so quanto ci sia di vero nella leggenda che le vede nascere su una tovaglietta di carta di un diner's, ma mi piace pensare che lo sia.

lunedì 27 agosto 2007

La Fenice risorge dalle ceneri...












...ma non sempre.
E per fortuna, aggiungerei.

La Fenix Srl (o BBD Press, mi pare) fu uno specchietto per le allodole per parecchi aspiranti fumettari romani.

Era l'era dei "bonelliani", che cercavano di spartirsi le poche briciole disponibili lasciate da Dylan Dog e soci.

Tra le tante collane presentate dalla Fenix, meritano di essere citate:
  1. Dark Side, non fosse altro per il fatto che la serie era di Roberto Recchioni e Leomacs, attualmente nel gotha dei professionisti ed entrati a pieno titolo nella scuderia Bonelli, e per la presenza nel cast di Pietro Battaglia, unico personaggio sopravvissuto anche in seguito alla chiusura della casa editrice.
  2. Dick Drago (più tardi Dick Demon, se non erro), più noto forse come il più brutto fumetto mai pubblicato nella storia dell'editoria italiana del dopoguerra e non solo.
Comunque.
La Fenix pareva essere destinata a dun glorioso futuro.
Almeno così appariva a noi giovani speranzosi, che all'epoca non ci chiedevamo come arrivare a fine mese (con l'eccezione forse di Leomacs): a quello e ad altri insignificanti dettagli ci pensava la famigghia.

E quindi anche io mi presentai, bel bello, con la mia cartellina e relativo portfolio.

Ora.
Che io sia presuntuoso è cosa nota.
Che non sia l'erede naturale di Jack Kirby, pure.
Però, cribbio, pensare che queste (come altre, di altri) tavole furono rifiutate per pubblicare roba come Dick Drago brucia parecchio ancora oggi.

Alla fine la Fenix si rivelò la bufala che tutti avremmo dovuto vedere subito.
Rimane il loro merito nell'aver "scoperto" Roberto e Leomacs.
Forse non è cosa da poco ;)

venerdì 24 agosto 2007

Sogni D'oro

Ultimo upload, prima di andare a nanna.

E quale miglior soggetto se non un Sandman (datato 1994), Morfeo o comunque vogliate chiamarlo?

Non sono mai stato un appassionato di fumetti "intellettuali".

Ma il Sandman di Neil Gaiman va oltre.
E' letteratura.
E nonostante lo spessore, è letteratura fruibile da tutti a più livelli. Non male, per un fumetto, no?

Soprattutto, ha avuto una fine (peraltro secondo me gloriosa), come tutte le cose belle.

Come scrisse Alan Moore nella prefazione a "Il Ritorno del Cavaliere Oscuro" di Frank Miller:
"Tutte le nostre antiche e migliori leggende riconoscono che il tempo passa e che la gente cresce e muore.
La leggenda di Robin Hood non sarebbe completa senza l'ultima freccia lanciata alla cieca per determinare il luogo della sua sepoltura..."

Sandman fini col numero 75. Finì, non chiuse, sia ben chiaro.
Gaiman lo abbia in gloria.
Amen.

E buona notte!

E' sparita l'immagine...devo capire perchè :(

Risolto, pare :)

Sono fra noi...

Stavolta una data c'è.
2000.
Ora non chiedetemi il mese o il giorno.

So solo che una sera conobbi a casa di amici una coppia (lei mi pare si chiamasse Alba qualcosa), che aveva da poco messo su un sito web dedicato all'horror, in tutte le sue forme.

Quindi libri, film, fumetti e quant'altro.

Avevano bisogno di una illustrazione per un volantino pubblicitario da distribuire in giro, così, tra il lusco ed il brusco preparai questa.

Se non sbaglio ne feci anche una versione colorata con Photoshop. Ma chissà dov'è finita.

Che dire: gli elementi classici c'erano sono tutti!

A me piace ancora oggi.

"il Dottor Banner, suppongo..."

Pieni anni '90.
Ormai Frank Miller si era impadronito di me (come di una moltitudine di altri disegnatori ed aspiranti tali).

Purtroppo ero ancora influenzato da una miriade di disegnatorialtrettanto talentuosi e da quel poco di stile personale che ho/avevo, quindi il risultato è quello che è.
Senza infamia e senza lode.

In uno dei tanti deliri di onnipotenza giovanile, vaneggiai di questa improbabile re-interpretazione della prima apparizione di Wolverine, nonchè del primo incontro con un esageratissimo ed ipertrofico Hulk.

Un paio di note.
1) I fondali: pigrizia allo stato puro!

2) All'epoca della prima apparizione di Wolverine, le linee di velocità probabilmente non erano state ancora scoperte!

3) Forse a colori renderebbe meglio.

4) Hulk mi è venuto benissimo...e si fotta la modestia (che per altro frequento ancora meno della costanza) :P

Tu is megl che uan...

Ovvero, una tra le varie collaborazioni artistiche.

Quella volta si trattava di "aiutare" ("Ormai è più bravo di me...", Cfr Stephen King) un amico, Cristiano Cucina, a rendere meno "oscure" le tavole di questa sua storia per l'Eura Editoriale (dove hanno una nota idiosincrasia per troppo scuro e una vera passione per la linea chiara), credo su testi del deus ex machina Lorenzo Bartoli.

Impresa non facile, visto che all'epoca Cristiano era in piena adorazione di Travis Charest.

Da una parte, capivo i dubbi dell'Eura, dall'altra non trovavo giusto snaturare troppo lo stile che Cristiano aveva all'epoca, così cercai di mediare.

Per tranquillizzare entrambi, inchiostrai su carta velina, così da avere comunque a disposizione le matite originali.

Il risultato, qui sotto (a sinistra la matita di cristiano, a destra le mie chine).

























Last Minute info:

La storia fu poi pubblicata con chine di Cristiano Cucina.
Titolo: "Senza memoria"
Testi: Roberto Dal Prà.

Divinità e Cavalieri

Un omaggio alle creazioni del Dinamico Duo Bartoli/Domestici.

All'epoca credo volessero cercare di non fossilizzarsi solo su Arthur King e sfornavano spesso "Numeri 0" di altri personaggi (ricordo "Millennio" con Alessandro Di Paolo, ad esempio).

In questo specifico caso, Lollo Bartoli tirò fuori dal cilindro una delle trame a lui più care, quella legata al mondo dei sogni e dei sognatori e venne vuori questo Deis.

Io all'epoca ero molto preso dal b/n "duro e puro" di milleriana memoria (o anche alla Kelley Jones, sperando che entrambi non vengano presi da conati di vomito).

Ovvio, c'erano parecchie magagne (come il fatto di non staccare bene i personaggi dal fondo, ad esempio) ma tutto sommato non ritengo fosse da buttare nel cestino.

mercoledì 22 agosto 2007

Il Ritorno del Re

Correva l'anno...

Mannaggia a me e a la pessima abitudine di non datare tavole e illustrazioni.
Vabbè.
Quello che sia. Sicuramente un lasso temporale fra il 1992 e il 1999.
Fatto sta che cominciavo a cercare di muovermi nel mondo dell'editoria a fumetti in maniera indipendente.

Indipendente nel senso che fino ad allora ci eravamo sempre presentati in due: io e Carlo Chericoni (attuale editor (?) della Play Press).

All'epoca non ci eravamo ancora persi di vista, ma cominciavano a farsi sentire le diverse vedute su cosa fare nella vita. E probabilmente c'era anche la curiosità e la necessita di provare a farcela da solo. Per troppo tempo infatti (ma solo per colpa/pigrizia mia) avevo delegato a Carlo le mie "relazioni pubbliche" con gli editori.

Alla fiera di Lucca, dove ci crogiolavamo col "micro" successo della nostra fanzine (o meglio, com-zine) Buona la Prima, incontrammo Lorenzo "Lollo" Bartoli e Andrea Domestici che presentavano il loro Arthur King.
Lollo mi regalò il numero zero, con dedica "Sperando di lavorare assieme un giorno" o qualcosa del genere. Noi lasciammo una copia della fanzine e finì così.

In realtà avevamo già lavorato per loro (ovviamentecon mansioni diverse), per la testata Tiramolla della Comic Art. Io personalmente ero rimasto favorevolmente impressionato da Lollo, sia come persona che come professionista.
Con Andrea, invece, non ci siamo mai troppo presi.
Pazienza: non si può essere simpatici a tutti (ed è tanto più vero quando si parla del sottoscritto).

Pubblicate un paio di storie, Tiramolla chiuse.
E anche con loro ci si perse di vista.
Nel frattempo mi capitò di leggere altri numeri di AK di Bartoli&Domestici, sempre molto interessanti. La "distanza" con le cose che facevamo con Carlo era abissale (Carlo è una fucina d'idee, ma col senno di poi, forse non aveva il fuoco sacro della scrittura).
Mi sarebbe piaciuto lavorare su qualcosa scritto da Lorenzo.

Scoprii che frequentavamo la stessa fumetteria, Infinity Shop (ora Forbidden Planet) di Gianni Tarquini.
Così un giorno, memore della dedica, gli lasciai un messaggio al negozio.
Lui mi chiamò, e il resto, come si suol dire è storia.

Non lavorai mai per AK, molto probabilmente per quella incompatibilità che esiste fra me e Andrea (era lui a scegliere i disegnatori).
Però Divenni amico di Lorenzo.
Alla fine dei conti, direi che ci ho comunque guadagnato.

Di quell'esperienza restano solo queste tavole, mai pubblicate.