lunedì 29 ottobre 2007

Photoshop: Reload!

Tutto è nato con una sfida lanciata dal compagno di cassate Alex2000 (ormai assurto al ruolo di mio guru informatico...per chi fosse interessato, fatevi un giro sul suo sito/blog: è una fucina di notizie utili!)...

All'inizio avevo pensato solo di fondere la foto col topone in 3D.
Ma per quanto potesse funzionare, ci sarebbe comunque stata troppa differenza fra il materiale cartoonesco e quello reale.

Così ho deciso di antropomorfizzare il faccione del topo.
Sostanzialmente ho preso pezzi del corpo e della faccia e li ho sovrapposti alla foto, cercando di ottenere più o meno la stessa buffa espressione.

Non so se Alex sarà contento del risultato.
Ma io sì.
E di questi tempi non è cosa da poco!


giovedì 25 ottobre 2007

Io, il tronfio...

E va bene.
La modestia non è mai stata il mio forte...che posso farci?
Ognuno ha i suoi difetti.

Ho visto domenica Rat-a-touille (o come diavolo si scrive) con mio figlio.
Tra l'altro, bellissimo andare al cinema di domenica mattina (alle 12.00 circa, nello specifico il Cinecitè di Parco Leonardo, vicino fiumicino): mente fresca, pancia piena, soglia d'attenzione massima, biglietto ridotto per tutti (che non guasta mai).
E meno male.
Ci ho portato mio figlio, e stavolta la Pixar ha esagerato.
Con la lunghezza, intendo.
Sono quasi 2 ore di film, e per un bimbo di quasi 5 anni non è il massimo.

Comunque ha funzionato.

Il film è veramente un gioiellino.
Brad Bird si conferma il mio regista feticcio di film di Animazione.
Dopo Il gigante di ferro (secondo me il miglior film per ragazzi di sempre) e Gli Incredibili, un altro capolavoro.
E' tutto fatto bene, dalla sceneggiatura (che avrebbe funzionato anche in un film con attori veri) alle scenografie, i paesaggi. Tutto.
Quindi, andate a vederlo se ne avete la possibilità.

Ora direte "E che c'entra la modestia?"
Presto fatto.
L'entusiasmo per il film mi ha talmente contagiato che tornato a casa ho preso mouse e tastiera e mi sono lanciato in qualche fotoscioppata selvaggia.

Qui sotto i risultati.

Ora.
Che voi conosciate le vittime della burla, non ha importanza.
Vi basti solo sapere che sono loro, fatti e finiti.

Se proprio volete togliervi la proverbiale sete con il prosciutto, fate una capatina sul forum di mattacchioni del CAS, che frequento assieme a questi loschi figuri.

Ok, adesso sapete la ragione della mia immodestia spudorata.

Torno a darmi pacche sulle spalle, che se non ci penso io...

sabato 20 ottobre 2007

Agli uomini piacciono le bionde...

...ma sposano le brune (i vecchi adagi non sbagliano mai... beh, per lo meno non con me)!

Sinceramente non sono mai stato mai uno che ha sbavato per le donnine dei fumetti.

Intendiamoci.
Mi piacevano e mi piacciono tutt'ora.
Così come mi piace quando capita di disegnare una figura femminile sinuosa e affascinante.

Ho letto addirittura di gente a cui scatta la "libido" nel disegnare le proprie donnette discinte.
Beh, a me non è mai capitato. Giuro.

Insensibilità? Forse.
O forse (anzi, sicuramente) non sono capace di disegnarle.
Personalmente sono più propenso a pensare che si tratti di pragmatismo erotico: sono stato sempre più un tipo da Playmen o Le Ore (rigorosamente infilato sotto la lavatrice!), piuttosto che da La Poliziotta o Il Tromba.

Una delle poche eccezioni in questo senso è stata La Bionda di Francesco Saudelli, ladra ed eroina del bondage italiano a fumetti.
Saranno i seni strabordanti o le giunoniche forme delle protagoniste strizzate in risicati vestiti, mi credete se vi dico che la tentazione di portare un volume di Saudelli in bagno al posto, che sò, di un romanzo di Paul Auster è sempre stata grande!?!
Quale che sia la vostra risposta, fate bene!

Tornando a noi.
Nel periodo in cui feci queste vignette, usciva per la Granata Press (sfortunata pioniera di parecchie iniziative editoriali dell'epoca) un seriale in formato Alan Ford (quindi 1 o 2 vignette a pagina, formato pocket/tascabile) e forte della regola "tira più un pelo di...", pensai di fare una prova da portare in giro per le fiere.
Non fu facile, e qui e là è facile scorgere correzioni con pecette o bianchetto.
La serie comunque chiuse dopo poco più di dieci numeri (disegnati divinamente nonostante la fretta) che ovviamente custodisco gelosamente.
No, non sotto la lavatrice!

giovedì 11 ottobre 2007

Ci chiamavano Bulldozer...

C'è stato un periodo in cui con Carlo Chericoni le abbiamo veramente provate tutte per sfondare.

E a volte penso che è stato veramente per un soffio che la nostra (o quanto meno la mia) vita non è stata baciata dal successo (parlo di fama ovviamente: le soddissfazioni sono un'altra cosa).

Merito suo.
Nel bene e nel male.
Nonostante tutti i difetti che gli ho attribuito negli anni (e in cui credo in parte si riconosca), è stato sempre chiaro chi di noi due avesse una visione commerciale più chiara.

Sia come sia, grazie a lui approdammo alla Smile Production di Carlo Pedersoli.

Sotto la supervisione di tale Cristian Zauli (me lo ricordo ancora!) cominciammo a sviluppare le basi per un videogioco basato sulle imprese del sempreverde Bud Spencer.

L'idea era quella di unire l'abilità di modellatore 3D di Roberto Campus (allora recente scoperta di Carlo) per i fondali con la mia predisposizione cartoonesca e tirare fuori qualcosa sulla falsariga di quello che sarebbe stato anni dopo Monkey Island 3 (avevi ragione, Carlo: siamo nati in anticipo!).

Giuro che ci ho sputato sangue su questo progetto.
Ci tenevo veramente a fare qualcosa con la Smile.
Bud Spencer è un mito per tutti quelli della mia generazione.

Il progetto, almeno all'inizio, doveva chiamarsi "Agenzia Bud".
Avrebbe narrato le vicende dell'investigatore Bud Spencer (ruolo che all'epoca rivestiva spesso nei suoi telefilm ambiantati negli USA) affiancato dalla segretaria Lisa (che nelle mie iniziali intenzioni doveva esere un personaggio anni '60, un po' come la Daphne Blake di Scooby Doo) e dalla tipica sidekick, un teenager ispanico di nome Paco.

L'idea fu accolta abbastanza bene, inizialmente.

Poi cominciò, lento ed inesorabile, il bagno di sangue.

Il vero problema (secondo me) era che mentre noi avevamo abbastanza chiara la direzione che volevamo far prendere al progetto (caratterizzazione cartoon anche in vista di probabile merchandising e/o serie televisiva, storie avventurose in puro stile Piedone lo Sbirro, etc.) alla Smile entrarono nel pallone.

E fammelo più giovane. No, troppo giovane. Alza quel naso. No, troppo lungo. Mettigli una giacca. No. troppo elegante. Fallo più cartoon. No, troppo ridicolo. Realistico sì, ma non troppo.

E così via.

Il tutto si ripeteva (ovviamente) per ogni personaggio.

I risultati furono a dir poco devastanti.

Si passava dal surreale "professore universitario" giovane, aitante e possente, al simpatico gigante buono (un po' bolso) ma all'occorrenza picchiatore.

Quello che era cominciato come una cosa che avrei voluto fare ad ogni costo, stava diventando un incubo da cui cercare di uscire cercando di farsi male il meno possibile.
E giuro, ci ho provato: compromesso divenne il mio secondo nome.

Alla fine credo che qualcosa di valido venne pure fuori.
Ma che fatica!

Poi, improvvisamente (probabilmente su richiesta diretta di Pedersoli Junior e Senior), si decise lo stile avrebbe dovuto essere realistico al massimo, e che le trame avrebbero dovuto ricalcare quelle della serie TV americana che stava per partire (Noi siamo angeli).

Fu la fine del sogno, almeno per me.

Con queste linee guida, il massimo che riuscii a tirar fuori furono delle mere scopiazzature dalle foto di scena.

Magari anche somiglianti.
Ma eravamo partiti per fare un videogioco, o un fumetto, o un cartone, e ci ritrovavamo a lavorare su una sorta di fotoromanzo interattivo!

Personalmente, questi furono i modelli che diedero più soddisfazione:









Chiaramente furono subito cassati.
Pazienza.

In tutto questo, c'è da aggiungere che il continuo delegare tutta la parte di rapporti coi "clienti" a Carlo, cominciava a starmi stretta.

Volevo essere più presente nelle fasi in cui si presentava l'idea a qualcuno.
Volevo cominciare ad avere peso in decisioni che potevano cambiare il mio futuro.

Non che Carlo me lo avesse mai impedito.
Ma neppure me lo ha mai proposto.
Come è noto, due galli in un pollaio stanno stretti, e prima o poi si "beccano".
Noi per fortuna o per scelta non ci beccammo.
Semplicemente prendemmo strade diverse.
E forse fu un bene per entrambi.

Fine.

Ah.
Dimenticavo.
Il gioco poi si fece.
Credo che uscì in edicola.
L'animazione, alla fine, fu affidata oltre che a Roberto Campus, ad una signora giapponese nota nel campo dell'animazione a Roma.
Il personaggio da quel che ricordo era molto, forse troppo, simile alla
mia versione realistica.
Praticamente venne aggiunto solo il saio da frate come sul film.
Mah.


PS
Per Carlo:
E' ovvio che in quanto pubblicato su un blog personale, quanto sopra resta una visione assolutamente soggettiva e parziale dei fatti.
Quindi, se leggi il post, sentiti libero di correggere, contraddire o ampliare la storia.

venerdì 5 ottobre 2007

E' qui la festa?

Tempo di celebrazioni.

Sono sicuramente in ritardo, ma se non erro ricorre (o è ricorso in questi giorni) in questi giorni l'anniversario di matrimonio di Lorenzo Bartoli.

Me lo ricordo per un paio di motivi.
Primo, c'ero.
Secondo, mi sposai pochi giorni dopo.

Ricordo anche che Paolo "Ottokin" Campana fece un bellissimo invito per il matrimonio di Lorenzo.

E anche io nel mio piccolo diedi il mio contributo.
Difatti, per non fare la "solita" bomboniera, a Lollo venne in mente di "confezionare" all'uopo un racconto da allegare ai confetti, e al sottoscritto fu commissionata la cover.

Il racconto è dedicato a Greta, unica erede dell'immenso patrimonio (umano) della famiglia Bartoli! Il protagonista, un robot antropomorfo di nome Johnny Gold.
Sopra vedete lo schizzo della cover, sotto la versione definitiva.

Auguri a Lollo, Tiziana e Greta!